Porta Dojona

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Coordinate: 46°08′22″N 12°13′03″E / 46.139444°N 12.2175°E46.139444; 12.2175

La porta Dojona è una delle tre porte dell'antica cinta muraria di Belluno che si sono conservate fino ai nostri tempi.

Lato nord, Porta Dojona

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Un primo arco interno della porta, che si chiamava al tempo "di Foro" o "Mercato", fu realizzato nel 1289, su disegno di Vecello da Cusighe, e fu poi restaurata più volte nel corso dei secoli. Questa parte, che guarda via Rialto, faceva parte del sistema difensivo murario della città, nei pressi del castello della Motta.
La seconda parte della porta, cioè quella che guarda piazza Vittorio Emanuele, fu eretta nel 1553 ed è chiaramente di imposizione rinascimentale, anche se il risultato complessivo della porta diventa piuttosto pesante, soprattutto per il fatto che viene soffocata dall'adiacente Teatro Buzzati, di epoca neoclassica, dal quale è diviso da una sola scalinata. Questa parte venne costruita sul progetto di Nicolò Tagliapietra, commissionata dal rettore Francesco Diedo, il cui nome è scritto sul frontone al di sopra dell'arco. La porta fu inoltre chiamata porta Diedo, sempre in onore del rettore.

L'edificio un tempo era aperto sopra, come consuetudine medievale, ma nel 1609 venne coperto; da quella data venne cambiato il nome della porta, che divento porta Dojona, in onore di Giorgio Doglioni, vescovo titolare di Belle e coauditore di quello di Bressanone. Soltanto nel 1730 venne interrato il fossato che correva lungo la cinta muraria, pertanto ancora oggi dagli anziani della città la porta è chiamata porta de le kadene, per la presenza del ponte levatoio.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il carattere rinascimentale della porta che dà su piazza Vittorio Emanuele è riconoscibile da alcuni elementi come le colonne poste su alti piedistalli, l'architrave lavorato a triglifi e dalle due cariatidi ai lati del Leone di San Marco. L'insieme assume un tono di severità per l'alternanza di luci e ombre, comprese le aperture della porta, più larga e alta la centrale, più strette le due laterali.
Sotto la copertura si nota subito la penombra dominante, poiché la luce proviene solo da tre oculi aperti in alto, visto che le porte lasciano filtrare ben poca luce a causa delle costruzioni intorno ad esse. Da ricordare che la porta funge inoltre da uscita di sicurezza del teatro comunale.
La parte che dà su via Rialto rivela invece la sua primitiva origine medievale, edificata nel 1289; i battenti in legno, originali, sono ancora, secondo la tradizione, quelli rifatti dopo l’assedio imperiale del 1509 e sono ancora appesi alla porta, mentre la travatura in legno è certamente di origine più recente. Si può notare inoltre un'ulteriore differenza tra le due porte, infatti le strutture murarie sono di due epoche diverse. Quella a nord è rinascimentale, mentre quella a sud è chiaramente di origine medievale, costruita con grandi pietre marnacee squadrate, secondo i criteri difensivi dell'epoca.
Infine si può scorgere dietro il battente della porta sinistra una porticina sempre chiusa, residuo dell'apertura che doveva condurre al camminamento del castello, fino al torrione.

Iscrizioni e lapidi[modifica | modifica wikitesto]

Sulla porta sono presenti varie iscrizioni che ricordano la realizzazione dell'opera, i successivi restauri e lavori, o anche avvenimenti che riguardarono la città di Belluno. Riguardo alla porta di piazza Vittorio Emanuele, sopra l'ingresso di sinistra si trova questa iscrizione:

(LA)

«PORTA FVIT DOJONA VETUS / SVBIECTA RVINAE: / NEC POTERAT MVLTIS / STARE DIEBVS OPVS: / FRANCISCVS DEIDVS RENOVANS / DECVS INTVLIT ALTVM. / NOMEN ET A TANTO / PRAESIDE PORTA REFERT / M.D.LIII.»

(IT)

«La vecchia porta Dojona stava ormai cadendo in sfacelo e il fabbricato non poteva reggersi più per molto tempo. Francesco Diedo, ricostruendola, le ridiede alto decoro ed ora prende il nome dal rettore che fu così solerte. 1553.»

mentre sull'ingresso di destra questa:

(LA)

«MARMORA SVBLIMANT VRBEM / SIMVLACRA COLVMNAE / ET POSITVS MIRA / MAXIMVS ARTE LEO / HOS SVPERAT DIEDI VIRTVS / ET FAMA LABORES. / HAEC SVNT QVAE STATVIT / VIR MONVMENTA SVI / M.D.LIII.»

(IT)

«Marmi, statue, colonne e il glorioso Leone collocati con tanta grazia, esaltano la città; il valore e la fama di Diedo però ne sono superiori: questi monumenti è stato lui ad innalzarli nel 1503»

Nella zona di penombra tra le due porte, sulla parete destra, ci sono invece tre iscrizioni. Su quella di destra si trova questa scritta:

(LA)

«JVLIO CONT.NO P.P.Q. / OB DILIGENTIAM / CVRAMQ. MAX. IN HVIVS / PONTIS ARCVS / CONSTRVCTIONE / ADHIBITAM BELL. / MEMO M. DC. VI»

(IT)

«Al rettore e al prefetto Giulio Contarini per la diligenza e la massima cura posta nella costruzione dell'arco di questo ponte, i Bellunesi dedicarono nel 1606»

su quella centrale invece:

(LA)

«FEDERICVS CORNELIVS P.P.Q. / BELLVNI SOLERTIA MAX. ADMIRA / BILIS VIAM JVLIAM NORICAMQ. / REPENTINA LIGNEI ARCVS RVINA / INVIAS SUBLITO PONTE MIRO / OPE CELERITER PERFECTO VIAS / REDDIDIT. TANTVMQ. APVD / POSTEROS BONAE MERVIT FAMAE / QVANTVM CVRATISSIMAE ADHIBVIT / DILIGENTIAE. ANNO D.NI / NOT.O CAVASS.O M. DC. XXII DAEP.O»

(IT)

«Federico Corner, rettore e prefetto di Belluno, con mirabile rapidità, fece riaprire al traffico la strada di Alemagna, interrotta per l'improvviso crollo del ponte di legno, costruendone subito un altro ancora di legno con grande perizia. Si meritò così presso i posteri tanta fama quanta era stata la diligenza in tale opera. Nell'anno del Signore 1622, il notaio Cavassico a ciò deputato»

infine su quella di sinistra, sotto lo stemma del vescovo Giulio Berlendis:

(LA)

«JVLIVS BERLENDIVS EPISCOPVS / EXCITATO MARMOREO PALATII PROSPECTV / AD EXCITANDVM ITIDEM IANI PRVDENTIAE STVDIVM / JANVAM HANC JAM ANTE MOX RETRO RESPICIENT. / HIC POSVIT / ANNO MDCLXXIX»

(IT)

«Il vescovo Giulio Berlendis, eretta la facciata del palazzo in marmo, per promuovere nello stesso tempo lo studio della prudenza di Giano ha fatto collocare qui la porta che prima dava sul retro, nel 1679»

Quest'ultima lapide si riferisce ai lavori di ammodernamento del palazzo dei Vescovi-Conti e della sede dei Giuristi, cioè dell'attuale Museo civico di Belluno, e lo spostamento di Porta Dojona. In corrispondenza delle due altri lapidi invece si possono notare due scudi nobiliari della famiglia Doglioni, con celate e pennacchi di guerra. Ancora più in alto ci sono altri tre stemmi, poco visibili a causa dell'oscurità dell'ambiente e della polvere accumulatasi, comunque si sa che uno dei tre è lo stemma del vescovo Pietro Bembo.
La lapide più preziosa si trova però sopra l'apertura sud, ancora meno visibile a causa dell'effetto di controluce. Essa reca una grande croce a due stemmi, uno di Belluno e uno di Adalgero di Villalta a ricordo della data di fondazione della porta, scritta in numeri romani. Sulla destra di questa invece si nota la scritta, sempre in latino, che indica il costruttore della porta, mentre sulla sinistra la scritta è di difficile comprensione perché la lapide è scheggiata. Questa è sormontata da uno stemma degli Sciparioni. Infine sulla destra si trova ora una grande lapide che celebra la vittoria nella prima guerra mondiale.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gigetto De Bortoli, Andrea Moro, Flavio Vizzutti, Belluno: storia, architettura, arte[collegamento interrotto] Belluno, 1984
  • Ivano Alfarè Lovo, La porta Dogliona, dall'evidente rovina, ad fortification et ornamento perpetuo di questa città, in Piazza dei Martiri – Campedel. La storia, le quinte, le scene, a cura di I. Alfarè, S. De Vecchi, F. Vendramini, Belluno, 1993, pp. 108-118.
  • Marco Perale, 1553: Venezia come nuova Roma eterna nel leone di Porta Doiona a Belluno (con nuove note su Niccolò Tagliapietra), in Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, LXXVI (2005), 329, pp. 165-180
  • Gigetto De Bortoli, Jacopo De Pasquale, Andrea Moro, Giorgio Reolon, Flavio Vizzutti, Belluno città splendente: storia, architettura, arte, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, 2022, pp. 230-234.

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